"Gli anni Ottanta sono gli anni dell'edonismo, della voglia di affermarsi e di apparire a tutti i costi"
Un decennio in cui si dà più importanza all'apparenza che alla sostanza. Cresce il progresso in campo tecnologico e con esso il modo di vivere e di lavorare nella società moderna.
Nascono i primi computer, i cd e la competizione tra i media televisivi. La neonata Canale5 darà del filo da torcere a "Mamma Rai" fin dai primi anni, costringendola a rivedere simboli e palinsesti per adeguarsi alla concorrenza. La competizione è un elemento dominante anche nel mondo del lavoro soprattutto tra uomini e donne. La donna in carriera, sempre bella, efficiente ed elegante rappresenta l'espressione più tipica dell'universo femminile degli anni '80. Dilaga il consumismo.
La voglia di stupire impazza anche nei motori, tutte le case presentano modelli eccezionali per prestazioni e per estetica rivoluzionaria, anche se a volte di dubbio gusto.
Le auto sovralimentate impazzano e sono nei sogni dei giovani e dei meno giovani.
La moda del “Turbo” colpisce anche il mondo delle moto.L’utilizzo dei compressori sulle due ruote a motore non è, di fatto, una novità, nelle competizioni fin dagli anni trenta e case come BMW, Gilera e NSU ne hanno fatto una loro bandiera.
In seguito la sovralimentazione, come del resto ancora ai giorni nostri, è utilizzata solo nei primati di velocità, nelle gare di accelerazione e di tuning estremo.
Ma nei mitici anni ’80 le quattro case Giapponesi realizzavano un modello “Turbo” di serie, stupendo il mondo motociclistico, alla ricerca anche di qualcosa alla “moda”.
Lo stupore però rimase solo sulla tabella stampa e sulle prestazioni pure poiché turbocompressori, troppo bruschi, mettevano in crisi soprattutto nella guida su fondi viscidi, gomme, telai e sospensioni ancora non evoluti quanto la coppia schizzava in alto all'improvviso al momento della sovralimentazione.
Tutto questo rendeva le moto estremamente difficili da guidare, le accelerazioni erano poderose, ma all'atto pratico la guida era mirata più a non assaggiare l'asfalto che al divertimento di guida.
Questi fattori uniti al prezzo di acquisto elevato e all’incognita delle manutenzioni hanno frenato l’affermarsi di questo fenomeno.
Ecco le protagoniste di quei tempi:
Honda CX 500 Turbo
E’ stata la prima moto turbocompressa di serie, l’unica a essere bicilindrica, l’unica raffreddata a liquido e l’unica ad avere la trasmissione cardanica.
Viene presentata al salone di Colonia nel 1980, evolutasi nel 1982 nella CX 650 T con la stessa discutibile estetica e la ciclistica, ma con cilindrata maggiorata.
Era una moto nata sulla base della CX 500, di cui mantiene il motore trasversale a V raffreddato a liquido, capace di erogare 82 HP (102 hp la 650.)
Un’estetica più da Gran Turismo che da sportiva, e un prezzo alto, seppur rapportato alla tecnologia, ne ha sicuramente impedito il successo.
Suzuki XN85
Entra in produzione, nel 1983, per ultima tra le sorelle del sol levante e utilizza come base motoristica il quattro cilindri della GS 650, di cui mantiene la cilindrata, che con la turbina riesce a erogare ben 85 Hp potenza che dà il nome al modello.
La linea ricorda la Katana, ma dotata di una semicarena che darà il via estetico alla serie GSX sportiva di quegli anni.
Tra le novità la scelta della ruota anteriore da 16 pollici, prima appannaggio solo delle moto da gara, e la sospensione posteriore Full-Floater che caratterizzerà tutta la produzione della casa di Hamamatsu negli anni '80.
I problemi comuni a tutte le turbo e l’uscita in fase di declino della moda ne impedirono un degno sviluppo.
Yamaha XJ 650 Turbo
Fu l'attrazione più strabiliante del Tokyo Motor Show del 1981.
La carenatura integrale dal disegno aerodinamico era il risultato di una serie di test nella galleria del vento e derivò molto dalle conoscenze e dalla tecnologia Yamaha nel mondo dei motori marini, peccato che la linea, come per la Honda, fosse troppo turistica rispetto alle promesse sportive e prestazionali del mezzo.
Fedele al quattro cilindri fronte marcia derivato dalla turistica XJ650 la Yamaha riuscì a spremere 90 hp da questo motore sovralimentato.
Come per le sorelle la diffusione fu molto limitata.
Kawasaki GPZ 750 Turbo
Presentata nel 1982 questa versione dotata di turbo compressore della splendida GPZ 750 era capace di esprimere ben 112 Hp a 6500 giri.
La Kawasaki surclassò nettamente le altre, applicando il compressore su di una 750cc in modo da ottenere tutta la potenza necessaria utilizzando una sovralimentazione, a pressione inferiore, e quindi più gestibile.
Inoltre la sua estetica e la sua ciclistica era nettamente superiore alle concorrenti richiamando chiaramente la sportività del mezzo grazie ad una linea che ha fatto scuola per tutti gli anni ’80.
Nonostante sia stata la più diffusa, il volume di vendite è stato comunque poco significativo tanto da terminare, insieme alle altre tre case, il ciclo del Turbo già nel 1985.
Rimangono moto che hanno fatto la storia del motociclismo, forse più moda che sostanza, ma che adesso sono molto ricercate dai collezionisti.
Una nota di colore patriottica può essere data dalla presentazione al Salone della moto di Milano del 1981 della splendida Morini 500 Turbo, rimasta allo stadio di prototipo, somigliante alle Laverda 1000RSG, munita d’intercooler, che erogava 70 cavalli a circa 8000 giri/min.
La stessa Casa bolognese ha realizzato poco più di un anno dopo un altro interessantissimo prototipo, stavolta di 125 cm3, sovralimentato per mezzo di un compressore volumetrico a palette, che produceva una ventina di cavalli. Entrambe non entreranno mai in produzione sia per il contemporaneo declino del turbo, fenomeno di mercato qual era, sia per l'incipiente difficoltà della Moto Morini.
Peccato.
Certo leggere oggi certi valori di potenza fa sorridere, ma stiamo parlando di trent’anni fa, quando un 750 normalmente raggiungeva circa i 70 hp e, solo i 1000, comunque poco diffusi fino all’esplosione dei 1100 Suzuki e Kawasaki, si avvicinavano alla soglia dei 100 hp.
Ormai con le potenze che i Nostri tecnologici motori sanno esprimere la sovralimentazione sarebbe superflua, ma chissà, a volte le mode ritornano.